Egregio signor ladro,
oggi è una giornata in cui non ho molta voglia di ridere e di scherzare, quindi ho pensato di dedicarle una lettera. Permettimi, però, di darti del tu, perchè sinceramente vorrei riservare il Lei alle persone per cui provo rispetto, ed in questo momento di rispetto proprio non ce n’è.
Ti scrivo presa un po’ dall’ira e un po’ dallo sconforto, per farti notare un paio di cosine che mi stanno a cuore.
Ci pensi mai ai danni che fai quando rubi? Domanda, immagino, retorica. Beh, questa volta te li voglio far notare io.
Pensa ad una felice famigliola che torna dal lavoro e trova la casa a soqquadro, pensa alla vecchietta che fai cadere in strada per rubarle la collanina d’oro e la misera pensione, pensa alle persone che cenano nella loro bella villetta e vengono sorprese dal tuo arrivo. Non ci pensi vero?
Io ci penso invece. Immaginare quelle tue mani luride che rovistano nella mia roba mi innervosisce, ma pensare che le tue schifose braccia spingono la mia nonnina in terra per rubarle la borsa mi fa inorridire.
Si, perchè dietro a un tuo volgare ed insulso gesto ci sono delle persone, e delle cose di loro proprietà a cui tu, ladro dei miei stivali, aneli tanto. Ma ci pensi alla fatica per avere quelle poche cose che tu stai rubando? Penso che sia difficile per te capire gli sforzi di una famiglia per acquistare un televisore, un cellulare o anche solo un anellino d’oro. Dietro ci sono giorni di lavoro, di stanchezza, di fatica, e dentro quegli oggetti ci sono i loro ricordi, le loro fatiche, le loro speranza. Quegli oggetti sono LORO!
Molte persone passano sono notti insonni a pensare come pagare le bollette, poi di colpo arrivi tu, sfondi la porta, rubi quei pochi gioielli di famiglia e rompi tutto il rompibile dell’appartamento, e per magia regali un altro fastidioso e triste pensiero ad una famiglia già provata e tanbti soldi spesi ad aggiustare quel portone che tu con leggerezza hai sfondato.
Non regali solo questo alle persone però! Ci hai mai pensato? Una persona derubata inizia ad avere un’atavica paura di essere derubata di nuovo, di essere violata, di incontrare qualcuno nel rifugio sicuro che un tempo era la sua casa. Tu regali paura, regali sconforto, regali odio. Complimenti!
Tanto a te che ti importa? Di fondo immagino nulla. Tu hai quello che ti serviva, che ti permetterà di fare un bel po’ di soldini facili facili, mentre l’Italia è in ginocchio, la gente sta alla canna del gas per pagare le tasse e non si trova lavoro. Poco male, tu rubi. Ovviamente però è colpa del sistema, dei politici corrotti che mettono in ginocchio lo Stato, delle Forze dell’Ordine che non ci tutelano, degli stranieri che vengono senza permesso di soggiorno a fare lavori che gli italiani non vogliono fare. Colpa tua non è mai.
Tu non hai colpa se poi quelle persone non hanno i soldi per arrivare a fine mese e ne devono anche spendere altri che non hanno per ricomprare le cose che tu gli hai sottratto. No, tu non hai colpa, è colpa del sistema.
Te lo dico così, sputandoti tutto questo astio in faccia perchè so che comunque non scalfirò la tua picea coscienza, eppure spero che un giorno quel piccolo tarlo del rimorso ti rosicchi da dentro e ti divori lentamente regalandoti altrettanto dolore.
Sappi, tra l’altro, che non è tanto quello che tu rubi a renderti una persona immonda, ma è il corollario delle tue azioni. Pensare che le tue putride mani abbiano rovistato nelle mie cose mi fa diventare matta, immaginarti guardare tra i miei oggetti personali in mia assenza è altrettanto rivoltanti. Non è tanto il problema materiale, ma la tua violazione nella mia vita, la tua presenza indesiderata, il tuo entrare nel mio mondo in un modo non richiesto.
Non parliamo poi di quelli come te che entrano nelle ville per rubare ed uccidono i loro poveri abitanti. Non posso scrivere certe cose in pubblico.
Con questo termino la mia lettera, ringraziandoti per avermi rovinato giorante, per essere entrato nella mia vita senza essere richiesto ed avermi modificato l’umore a tal punto da sentire l’esigenza di scrivere un post serio sul mio blog. Capito? IL MIO BLOG… questo non lo puoi rubare, e non puoi rubarmi neanche i pensieri, neanche l’odio che provo per te, neppure tutti i colpi che ti manderò da qui alla mia morte. Chiaro??
Possa l’acido scioglierti lentamente, la peste coglierti alle spalle e il vento travolgerti in un fiume.
Tua cordialmente
Derubata.
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quello sopra era il mio primo commento. Ora sono lucida e ti scrivo. Ti sono entrati in casa? Io ho una paura terribile, mio padre una sera alle 7 (ero appena tornata a casa) li vide dalla telecamera che girellavano pacifici nel NOSTRO giardino, giardino di una villetta privata, con recinto, siepe e cancelli sempre chiusi. E noi eravamo tutti in casa…li vide per caso perchè accendeva le telecamere in quel momento…e fuggirono. Non abbiamo dormito per mesi e mesi. e Tutt’ora abbiamo grosse difficoltà. Ti sono vicina amica!
🙁
Nient’altro da aggiungere. Ulteriori parole sarebbero inutili.
Lettera aperta ad un ladro.
Prima di tutto mi viene da dire: -“Che Dio abbia pietà della tua anima”. E certamente l’avrà, perché Lui è tanto buono e tu tanto sfortunato. Sfortunato in quanto, se non ti manca il denaro, certamente ti manca il senso dell’onore e quello della carità.
Ladro, un termine che sembra avere una connotazione tanto chiara, eppure già se ci rifacciamo all’Italiano sembra divenire “scivoloso”:
-“Chi ruba occasionalmente o abitualmente: di bestiame; banda di l.; frequente in similitudini, con generico senso negativo o spregiativo: vergognarsi come un ladro; ladro di polli (che ruba cose da poco). Ma è usato anche con riferimento a chi richiede un prezzo eccessivo, oppure colui che ruba, perché disonesto come un bottegaio .
Ricordo un caso che mi colpì:
– “Il tribunale ha condannato all’amputazione delle dita di un ladro e l’horror è stato eseguito in una piazza pubblica nella città meridionale iraniana di Shiraz Giovedì, Jan. 24, 2013. Il 29 ultimo scorso l’uomo era stato condannato per avere fatto parte dei dieci membri della banda che ha effettuato furti in città e con l’accusa di avere “relazioni illecite”, secondo l’agenzia di stampa Mehr é stato condannato a l’amputazione di tre dita, la confisca dei suoi beni e di tre anni di carcere. “-
Nel sistema giuridico iraniano, sulla base della Sharia, è prevista l’amputazione degli arti per furto.
Parlo di ladri in quanto oggi “con destrezza” e a colpa della mia stupidità, nella folla di un mercatino, dove la gente non va certamente da ricca (anzi: annoto quante persone, ma davvero tante, si recano ai mercatini “delle pulci” per acquistare stoviglie usate, beni davvero di prima necessità come panni e biancheria usata, abiti da bambino, culle usate e tanto altro), in un momento di distrazione (ladro velocissimo), mi hanno rubato il cellulare che portavo incautamente in tasca.
Ecco: qui non si tratta del furticello in sé (forse credeva fosse un portafoglio zeppo di denaro), ma del furto di dati personali, ossia foto trasmesse in famiglia, quindi furto di memorie, di momenti, magari anche non ripetibili.
Bene: mi riesce un poco difficile perdonargli: il cellulare era vecchiotto (pensavo di cambiarlo), ma era mio, pieno di reminiscenze e, una volta bloccata la scheda, cosa è rimasto al ladro se non quelle? Mie.
Caro ladro, dunque: valeva davvero la pena o ti è rimasto l’amaro in bocca? Sono convinta che in ogni caso ai ladri resti davvero e solo quello.
Tuttavia occorre rimarcare che “ladro”, non vuole dire soltanto “furto”. Se ci riferiamo ai numerosissimi furti nelle ville, laddove, con estrema ferocia, si uccide, si maltratta, si violenta. Ai furti nelle gioiellerie, nei tabaccai, laddove “il padrone di casa” spesso ci lascia la vita. Con il risvolto inquietante di molti casi in cui è toccato al ladro fare una brutta fine, in quanto il malcapitato “padrone di casa” si è difeso sparando, ferendo, uccidendo.
Di questi casi si discute un po’ ovunque (carta stampata, giornalismo video, giornalismo on-line, radio). Chissà che la legislazione attuale non sia in qualche modo costretta a modificarsi (per mano di legislatore, ovviamente), per farsi carico di un risvolto drammatico quanto inquietante rispetto al principio della difesa personale.
Intanto non occorre dimenticare i “gradi ladri”, i tanti che appartengono (o sono appartenuti), ad Istituzioni pubbliche della cui coscienza non siamo certi, tanto di più che, parafrasando un noto politico del passato potremmo dire: – “La coscienza rimorde a chi la possiede”.-
Dobbiamo alla svolta analitica di Edward Sutherland (studioso statunitense), verso gli anni ’30 la definizione di “White collar crime”, che nel tempo si è organizzato come un polpo, raggiungendo livelli sistemici, causando al tempo la “grande depressione”, il crollo borsistico di New York del ’29, laddove, appunto tra il ’28 e il ‘29, la finanza statunitense, a causa di una follia speculativa che non aveva avuto l’uguale in precedenza e con l’ausilio dei mezzi d’informazione compiacenti e di voci credibili delle istituzioni federali “illuse” la gente comune come me (come noi), che finì a “carte quarantotto”, in un’orgia di suicidi e fallimenti.
Cosa che possiamo tranquillamente annotare anche nei giorni nostri, nella nostra Italia. Mentre il “mio ladruncolo” siamo in grado ritenere abbia agito in stato di bisogno (fosse anche per uno spinello, se non di un panino), per questi “grandi ladri” non possiamo pensare che soffrano di handicap sociali e quindi non è per un impellente deficit economico che rubano.
A chi rubano? Nelle tasche di chi?. Sempre in quelle della povera gente simile a me (simile a noi?). Gente che si affida ad una banca, com’è capitato per la Banca Etruria, laddove trentacinquemila toscani hanno perso tutto.
Si evince che la “perdita media” sia stata dai quindicimila ai ventimila euro.
A giugno del 2016, nel Vicentino, a causa di un dissesto finanziario della Banca popolare di Vicenza, hanno perso molto, se non tutto, gli azionisti.
Un crollo finanziario di cifre da brivido che fatichiamo a realizzare materialmente: undici miliardi di euro. Come sempre a perdere tutto se non di più (si può perdere la vita), sono stati “i poveri”.
Ladri: d’identità, di rispettabilità, d’intimità, di salute, di esistenza, d’innocenza di bambini, di fiducia.
Sempre ladri. Non certo come quelle persone (spesso anziane e con pensioni da fame), che rubano le scatolette di carne o tonno nei supermercati. Qualcosa mi dice che, sapendo come anche in Paradiso vi siano delle gerarchie, il nostro Buon Dio le applichi a chi merita, senza sconti, nell’aldilà. Bianca Fasano.
Sono molto dispiaciuto, questa e la seconda volta che vengo derubato di due scritti, sono solo racconti a me cari non sono ancora finiti scrivere, forse me li rubano per farmi un dispetto però se questo fa felice il ladro porterò pazienza. ciao