Dovevo assolutamente condividere con voi questo momento di puro trash metropolitano…. ma quanto ci si sente fighe al par di paese?
Ok, spieghiamoci meglio… vicino casa mia c’è uno di quei bar piccoletti, quelli arredati negli anni ’50 e così rimasti per sempre, con le sedie di plastica bianca che ormai è grigetta, uno di quei bar in cui la bevanda più moderna è lo Zucca (che poi non è così male) e che l’aperitivo non sanno neanche che cos’è, perchè da loro si serve il caffè corretto dalle 8 del mattino.
Sti bar a me piacciono un sacco.. di solito il proprietario è un vecchietto del paese che ha aperto il bar più o meno dopo la Seconda Guerra Mondiale con i soldi della ricostruzione post bellica, e ci ha messo a lavorare la moglie e le otto generazioni di discendenti. I clienti del bar di paese sono dei vecchietti arzilli di solito coetanei del proprietario, che vanno in quel bar da quando era il posto più fashion del paese, e sicuramente hanno storie da raccontarvi… storie su come vinsero a briscola contro Garibaldi e come convinsero Colombo che laggiù non c’erano le Indie ma Nuova York.
L’arredamento dei bar di paese è sempre quello: la porta d’entrata vecchia incancarita che si chiude a stento (ma tanto in paese c’è un servizio di videosorveglianza h24 delle vecchiette della zona) e ci sono gli adesivi che consigliano il locale tipo “Guida Michelin 1985“, “Tripadvisor 1956 elogia il locale” oppure “Garibaldi è stato qui“, che già ti senti un po’ più al sicuro, visto che il posto è stellato dal paleozoico… poi ci sono i tavolini fuori, gli stessi sui quali Giolitti ha bevuto un Borghetti e milioni di generazioni hanno partecipato a tornei di briscola. I tavolini sono fatti di quella plastica che si usava una volta, un misto di amianto, eternit e ghisa, e ora hanno quel bell’aspetto di macchiato perenne che fa tanto Shabby Chic. Il bancone del bar di solito è di finto marmo, e tutti i ripiani sono di legno massello fatto con alberi veri della zona, da boscaioli ormai passati a miglior vita “che legno così ormai non ne fanno più” (cit.).
La signora dietro il bar, moglie del proprietario millenario, un tempo (circa nel Pleistocene) era sicuramente la più figa del paese, e infrangeva tutti i cuori dei giovinotti della zona… ora ormai non è più giovanissima, ma i suoi due milioni di anni li porta ancora molto bene, e continua a far innamorare i vecchietti arzilli frequentanti assidui del bar. Il suo nome è di solito anziano, vecchio solo a pronunciarlo… tipo Rosina, Carmelina, Renata, Adalgisa, Giuseppa… ma ha sempre qualche soprannome carino, che le ha affibbiato qualche soldato prima della guerra, e ora se lo porta fiera in tutto il paese… Tipo la sorella di mia nonna.. la chiamano tutti Menina, ma il motivo non lo sa nessuno (e guai a chiederlo, che ti dà una stampellata su una gamba!).
La parte più bella di questi gioiosi bar di paese, però, è la clientela fatta di vecchietti che lo frequentano assiduamente tutti i giorni. Non c’è meteo che tenga… neve, pioggia, vento, e pure l’uragano Katrina non li fermano. Nessuna avversità ostacolerà il caffè corretto del mattino, l’amaro a mezzogiorno e la partita di briscola pomeridiana che si dilunga fino alla partita di calcio serale (in onda su uno di quei televisori a tubo catodico larghi come una betoniera). Questi omini curiosi sono anche dei sopraffini artisti della briscola e della bestemmia, e anche della briscola bestemmiata.
Ma la cosa migliore è proprio quando arriva al bar qualcuno nuovo, che non fa parte dell cricca, che è nato dopo il 1900 e che non è conosciuto in paese… quel fantastico brusio gossipparo che inizia quando il malcapitato parcheggia la macchina e termina quando il forestiero se n’è andato, è la parte più bella… e se lo straniero sei tu, e sei pure donna?
Ecco qui che parte il capolavoro! I vecchietti, abituati alla barista Rosina, un tempo gran fica, ma ora gran foca, al vedere arrivare una ragazza di meno di 200 anni che entra nel bar, si gasano come ragazzine a un concerto di Justin Bieber. Ed ecco che ti senti tutti i loro occhi addosso (con occhiali, presbiopia e cataratta compresa), e loro ti guardano, a faccia di culo, senza il minimo filtro, lasciando pure che tu ti accorga palesemente. No, no, a loro non frega una cippa se tu ti accorgi che li stai guardando.. anzi, ti sorridono con la dentiera sghemba e la coppola dritta!!
Loro si che ti fanno sentire figa. Non gli importa se sei in tuta, se non hai i capelli fatti e il rimmel di tre giorni prima.. per loro sei la nuova Venere del bar… Sospendono qualsiasi briscola, le bestemmie sono dirette al tuo culo (sodo o floscio che sia) che loro ormai non posso più avere. Sei quasi più interessante di un cantiere stradale.
Dico io, allora, a che serve andare dall’estetista, dal parrucchiere, farsi le unghie, il trucco alla Kim Kardashian.. tutti sforzi inutili!
SIANO LODATI I VECCHIETTI DEL BAR DI PAESE, PER CUI SEI E SARAI SEMPRE UNA GRAN FICA.. BASTA ESSERE NATE DOPO IL 1920!
Lo Zucca impolverato sullo scaffale del bar, rimasto li aperto dal 1989 perché chi lo beveva ormai è morto, appunto in quell’anno, la dice lunga su quanto sia datato il bar, l’anno di rilascio della licenza si potrebbe datare al carbonio14.
Oppure quelle sedie con struttura in ferro con seduta e schienale in “tubino in gomma” che in estate ti sedevi con i pantaloni corti e quando ti alzavi ti ritrovavi la pelle deformata, come se ci fossero passati squadre di flagellatori dell’antica Roma.